Il mito delle Pleiadi, le sette ninfe

 
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Le Pleiadi – raffigurazione del 1885 del pittore e poeta simbolista Elihu Vedder (1836-1923)

 

Le Pleiadi sono ninfe celesti, figure dell’antica mitologia greca. Sono le figlie di Atlante, il titano che con le sue spalle sorregge l’intera volta celeste, e della ninfa oceanina Pleione.
I loro nomi erano: Alcione, Maia, Elettra, Merope, Celeno, Taigete e Sterope.
La più bella delle sette sorelle era Maia, dalla sua unione con il dio Zeus nacque Hermes, il dio Mercurio. La meno splendente era Merope, per la vergogna d’essere la sola fra le sorelle ad avere amato un mortale.

Secondo il mito le sette ninfe, compagne della dea Artemide, vennero a lungo braccate dal cacciatore Orione. Fuggirono per cinque anni attraverso i campi della Beozia in Grecia finché Zeus, impietosito, le trasformò in colombe (in greco peleiades) per potere sfuggire facilmente all’inseguimento di Orione, infine tramutò sia loro che il cacciatore in stelle immortalandone l’immagine.

 

Spostandoci dal mito alla realtà, le Pleiadi sono in effetti un noto gruppo di stelle molto luminose. Ad occhio nudo si riescono a scorgere fino a 5 o 6 di queste stelle, ma in realtà si tratta di un ammasso che conta centinaia di corpi celesti.
La grande visibilità delle Pleiadi nel cielo notturno ha fatto in modo che esse fossero considerate un importante riferimento in molte culture, sia antiche che presenti.

 
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© 2012 Fred Espenak

 

Nei secoli, numerosi pittori, poeti e compositori hanno tratto ispirazione e nientemeno dedicato opere all’incanto di queste stelle, alle storie e ai miti che le circondano.
Il poeta italiano Giovanni Pascoli ne Il gelsomino notturno chiama le Pleiadi Chioccetta, paragonando le Pleiadi ad una chioccia in un’aia azzurra seguita da un pigolio di stelle:

 

E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.

Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.

Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.

Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento…

È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.

 

Gabriele D’Annunzio, scrittore simbolo del Decadentismo italiano, pubblicò una serie di cinque libri dette Laudi (Laudi del cielo, del mare, della terra, degli eroi). Il progetto delle Laudi, prevedeva in realtà la produzione di sette libri, uno per ogni stella delle Pleiadi, ma rimase incompiuto. Oggi Le Laudi costituiscono l’opera poetica più notevole e più famosa del grande poeta.
 
I riferimenti non mancano poi nel repertorio teatrale musicale ed in quello ballettistico. Si pensi all’opera The Starlight Express (1915), dell’inglese Edward Elgar, musiche di scena basate sul romanzo di Algernon Blackwood. Proprio qui, all’interno del terzo atto, troviamo un delizioso movimento intitolato “La danza delle Pleiadi” che come voluto dall’autore, viene nell’esecuzione accompagnato dal balletto.

 

Di seguito un frammento tratto dal secondo atto dell’opera The Starlight Express
eseguito dalla Scottish Chamber Orchestra diretta da Sir Andrew Davis:

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«Anyone gazing skywards at that moment
would have seen the Seven Sisters of the
Pleiades – Maia, Electra, Alcyone, Taygete,
Asterope, Celaeno, and Merope – dancing their
gently radiant dance.
»

© 2012 Chandos Records Ltd

 
Infine citiamo il celebre dipinto L’Etoile perdue (1884) di William Bouguereau, rappresentazione di Merope che romanticamente abbandona le sue sorelle.

 
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