Passi di danza

 
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Tutto inizia da un tacito accordo con le allieve più piccole.
Quasi tutte conoscono, per qualche racconto nostalgico o sognante delle loro mamme, quella sagoma slanciata, evanescente, color pastello di ballerina, e quando si appoggiano al tavolo della nostra segreteria accanto ai genitori che ricevono informazioni, i loro sguardi chiedono muti di poter indossare il tutù.
E diventiamo anche noi vogliosi di vederle trasformarsi in nuvolette di tulle graziose ed impacciate e di carpire rari, prematuri attimi di germogliante talento.
A quattro, cinque o sei anni ci sembra di prevederlo nella rotondità di un braccio, nelle gambette affusolate e già tese con cura, ma soprattutto, qualità ancor più preziosa, nell’intelligenza di occhi spalancati e bramosi.
A sette, otto anni le bimbe iniziano a compiacersi nel soddisfare le nostre richieste che diventano di anno in anno più pretenziose. Le gambette affusolate possono tendersi sempre e con forza e le braccia s’avviano sulla strada dell’armonia e della delicatezza.
Negli anni successivi affrontano la vera e propria lezione di danza. Allora disciplina e impegno diventano scontati, la fatica indispensabile, e si consumano e sbocciano trascinate dalla musica ogni giorno più travolgente e necessaria.

Il saggio di fine anno è l’incontro fra le loro aspettative, differenti per ognuna di queste fasi e per ogni allieva, e il palcoscenico, quel luogo ampio, inizialmente buio e vuoto, a prima vista freddo e spento, ma che un solo riflettore di qualunque colore basta ad accendere rubando ogni attenzione e preannunciando la magia che coglierà ogni presente.
I preparativi per lo spettacolo (perché di ciò deve trattarsi ed in ciò devono sentirsi coinvolte le giovani ballerine) iniziano alcuni mesi prima. Bambine e ragazze fremono allo stesso modo per conoscerne la storia e i personaggi che andranno ad interpretare e noi sveliamo con altrettanto entusiasmo i frutti della nostra fantasia. Ma presto essa deve concretizzarsi in ore di prove, modelli di costumi, stoffe, acconciature, materiali scenici, creazioni scenografiche e soprattutto in una sapiente ed accuratissima ricerca musicale, affinché ogni brano sia ben inserito fra il precedente e il successivo, perfetto fra tutti, e già disegni ciò che la coreografia andrà a raccontare.
Si inizia lavorando con le coreografie dei singoli corsi, ma presto, perché la trama del balletto possa essere rappresentata, diventano necessarie le prove d’insieme. Allora le allieve che si sono solamente incrociate nel camerino si trovano a condividere la sala ed ore di lavoro, e diventano meglio consapevoli del progetto che si sta realizzando. Le più piccole possono confrontarsi con le più grandi ed ammirare le soliste immaginandosi al loro posto, e conoscono qualcosa che non fa propriamente parte della sola lezione: la pantomima. Imparano ad utilizzare la grazia che viene loro insegnata nella classe per raccontare qualcosa nelle scene in cui lo svolgimento della trama più viene rappresentato.
 
 
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Via via che il balletto prende forma, ci si avvicina alla tanto attesa prova costumi, uno spiraglio sullo splendore del palcoscenico.
A quel punto in poco tempo ci si ritrova lì, a gestire la giornata più faticosa e più gratificante dell’anno.
Mentre il primo pensiero va al frettoloso montaggio della scenografia e all’organizzazione dei camerini per poter dare il via alle prove, si sfida il tempo fuggevole trovando comunque il momento per trasmettere tranquillità a tutti, spiegare alle allieve del primo anno di frequenza che quello è finalmente il teatro che tanto si cercava di immaginare in sala, e svelare il mistero delle tanto chiacchierate quinte, quegli enormi tendoni neri che non si capiva proprio come potessero esser fatti e dai quali non bisogna mai affacciarsi prima del dovuto.
Per tutti si ripete la stessa regola: rispettare la sacralità del palcoscenico, perché nulla del già complesso meccanismo dello spettacolo venga intaccato da una mancanza di amore o d’attenzione per ogni suo aspetto.
Allora si può procedere con la prova spazi per fissare le posizioni e le formazioni fondamentali che si susseguono nelle varie coreografie. Poi a riflettori già accesi, perché gli occhi e l’equilibrio s’abituino, si svolge la prova vera e completa del balletto.

Insoddisfatti del poco tempo che una pur lunghissima mattinata ci concede, lasciamo tornare a casa le allieve dei primi corsi bisognose del giusto riposo e si resta in teatro con le più grandi. Più resistenti e in grado di aggiungere altre ore di lavoro a quelle del mattino, loro non se ne dispiacciono. Sono naturalmente le prime a voler perfezionare i loro pezzi e gustano il momento degli ultimi preparativi, trucco e acconciatura, mentre qualcun altro occupa il palco per posizionare e programmare le luci.
Al ritorno delle piccole, stanche ed euforiche, tutte da preparare e rabbonire mentre il tempo incalza e non mancano gli imprevisti, sembra davvero che solo un intervento soprannaturale possa permettere il passaggio da quella fase all’idillio del balletto.
Eppure dopo poco ci si ritrova tutti dietro le quinte nell’attesa bella e breve dell’apertura sipario.
E già dal primo scorrere del balletto, per la prima volta vestito di tutto ciò di cui necessitava, a noi insegnanti, che tutto abbiamo calcolato e ancora abbastanza lucidi da accorgerci dei piccoli, grandi e inevitabili errori, quasi sembra che quell’intervento soprannaturale ci sia stato; e sorridiamo riscaldati dalla bellezza delle nostre allieve al culmine dell’impegno, della concentrazione e dell’emozione.

Laura Colucci

paintings by Konstantin Razumov (Mosca, 1974)